venerdì 28 maggio 2010

La repressione avanza...

Anche se con un po' di ritardo, dovuto a mille problematiche... Mi pare d'uopo riportare alcune notizie riguardanti il capoluogo sabaudo. Avanza la repressione in quel di Torino, Mercoledì 12 maggio 2010 intorno alle 6 di mattina scatta il blitz delle forze del (dis)ordine. Vengono perquisite diverse abitazioni private e tre squat: Barocchio, Mezcal e infine l'Asilo... Perquisizioni anche al centro sociale Askatasuna.
L'operazione porta tre compagni in carcere: Davide, Luca e Luigi; Altri quattro ai domiciliari e ben nove obblighi di firma. Entro domani (venerdì 28/05/10) il tribunale della libertà dovrà emettere l'esito dell'udienza tenutasi lunedì sul riesame di queste "imponenti misure cautelari.

Ma facciamo un passo indietro e riassumiamo tutti gli avvenimenti...


Intorno alle 6 del mattino, la digos ha perquisito diverse occupazioni (Asilo, Barocchio, Mezcal, Askatasuna) e abitazioni, traendo in arresto tre compagni, notificando alcuni arresti domiciliari (pare siano complessivamenti 4) e ad altri l'obbligo di firma. L'operazione repressiva è una vendetta per i disordini conseguenti al primo sgombero de Lostile, i porvvedimenti sono stati emanati dal PM Rinaudo. E' stata indetta un'assemblea oggi pomeriggio al Mezcal per organizzare le prossime iniziative.

Testimonianza dall'Asilo Squat:


Alle sei di mattina la Digos e la polizia in forze si presentano davanti all'Asilo Occupato: "E' per una notifica" dichiarano agli occupanti che accorrono dopo che la polizia sta tentando di buttar giù la porta di ingresso. Ed invece non è una semplice notifica, è una perquisizione con tanto di sequestro di uno degli occupanti, portato via ancora non si sa di preciso perchè, con quali imputazioni e soprattutto senza che al momento si sappia se verrà rilasciato o se sarà trattenuto.

Polizia e digos hanno sfondato diverse porte con mazze e spranghe di ferro, insultato e spintonato gli occupanti, rei di non aver voluto immediatamente aprire le porte alle forze dell'ordine.
Analoghe perquisizioni sono in corso anche al Barocchio ed al Mezcal, altre due case occupate a Grugliasco e Collegno, ed in case private.
L'ipotesi è che tutta la faccenda derivi dagli scontri che ci furono alla metà di dicembre a Torino, in seguito allo sgombero di una casa occupata, l'Ostile.
Mentre scriviamo la polizia se ne è andata dall'Asilo Occupato, mentre sono ancora in corso le perquisizioni al Barocchio ed al Mezcal.

Comunicato diffuso da tuttosquat.net:

Torino 12 Maggio 2010
Questa mattina, all'alba, la digos della questura di Torino ha effettuato varie perquisizioni nelle stanze delle case occupate Asilo, Barocchio e Mezcal, del centro sociale Askatasuna e in case private. I fatti riguardano lo sgombero dello spazio occupato Lostile di corso Vercelli, avvenuto il 10 Dicembre 2009.
Le misure cautelari riguardano 16 compagni: 3 arrestati, fra loro un ragazzo dell'Asilo. 4 con l'obbligo di firma, fra cui una ragazza ed un ragazzo abitanti presso l'Asilo Squat. 9 con l'obbligo di firma giornaliera.
SOLIDARIETA' A TUTTE LE PERSONE COLPITE DALLA REPRESSIONE
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La risposta della "Torino squatter" non tarda... E, si realizza in un'invasione nel patinato Salone del Libro proprio allo stand di presentazione del libro del prefetto Padoin... Verrà affisso uno striscione anche sulle Porte Palatine, ma l'afflusso di pellegrini venuti a venerare il loro caro e meramente falso lenzuolo creerà tensione... Due ragazzi verrano fermati e tradotti in carcere.

verso le 19 una trentina di compagni ha eluso l'ingente schieramento di forze dell'ordine al Salone del Libro entrando da un ingresso secondario e ha interrotto la vomitevole presentazione di un libro (forse proprio del prefetto Padoin o di qualche bellimbusto simile) con striscione "TUTTI LIBERI" volantinaggio e slogan in solidarietà con gli arrestati del 12 maggio.

Verso le 19 un nutrito gruppo di solidali agli arrestati ed inquisiti dell'ultima "brillante" operazione di lunedì scorso, ha fatto irruzione al salone del libro ed ha interrotto la presentazione del libro scritto dal prefetto di Torino Padoin, che era presente, uno dei responsabili delle violenze di Stato, contro il popolo No Tav, gli immigrati ed i movimenti sociali in lotta. A fianco di Padoin c'erano anche il Procuratore capo di Torino Caselli ed il Procuratore Generale Maddalena. Il gruppo di solidali ha esposto uno striscione con su scritto "Tutti Liberi!", ha fatto un volantinaggio e, da come si è sentito e visto dalle immagini del tg3 Piemonte, urlato slogan di libertà.

Alle 19,20 di ieri i centri sociali sono comparsi anche al SALONE DEL LIBRO, srotolando il loro striscione con su scritto «Benvenuti in questa citta' di oppressori», dando la scossa a una giornata fino a quel momento orfana di polemiche. La protesta, dopo gli arresti di lunedi', aveva come obiettivo il prefetto Paolo Padoin, al Lingotto per presentare il suo LIBRO, e il procuratore capo Caselli, anche lui al Lingotto con il procuratore generale Maddalena. Poco prima, sul sito Indimedia, gli anarchici avevano pubblicato l'ordinanza con i nomi dei 23 poliziotti rimasti feriti durante gli scontri di dicembre al centro l'Ostile di corso Vercelli. Proprio in conseguenza di quei tafferugli la Digos aveva ordinato il blitz di due giorni fa.

In merito all'azione, definita in seguito dalla Busiarda (la stampa), "Assalto alla Sindone" riporto l'articolo del quotidiano torinese... Ricco di imprecisioni, fatti distorti e vere e proprie invenzioni, articolo, che insieme a molti altri a portato il "fantasioso" Massimo Numa a vincere un premio consegnatogli dalla papessa (che secondo lui è un pupazzo...) nella sede di via Roma della stampa...


L'OSTENSIONE TURBATA DAGLI INCIDENTI: UNA QUINDICINA FUGGONO, DUE VENGONO FERMATI E DENUNCIATI Gli squatter all'assalto fra i pellegrini Volevano appendere uno striscione vicino al Duomo: tre agenti feriti negli scontri Inseguiti, scappano Poi volano calci e pugni ai poliziotti davanti a centinaia di fedeli IL GIRO DI VITE La procura moltiplica le operazioni contro gli antagonisti I fronti contrapposti Proteste e tensioni dopo ogni retataLa difficile battaglia per evitare la radicalizzazione Retroscena RAPHAEL ZANOTTI La polemica del prefetto Padoin... continua


Le azioni continuano Sabato 15 maggio con un presidio/corteo che partirà da porta palazzo farà un giro nel quartiere fino a raggiungere i pressi de "lOsile" per informare tutti quanti, di quello che sta accadendo in città. Nel pomeriggio il presidio sotto al carcere dove sono detenuti i compagni.


Qui un breve resoconto redatto dall F(A)I

lunedì 10 maggio 2010

blitz antirazzista al consolato marocchino - Abdullah in arresto in Marocco?


stamattina, lunedì 10 maggio 2010 una quindicina di antirazzisti si è recata a sorpresa con striscione, altoparlante e volantini nel consolato marocchino di Torino per dire BASTA ESPULSIONI ai funzionari del consolato e spiegare ai sempre numerosi cittadini marocchini in coda cosa è successo ad Abdullah Falloul

Abdullah infatti è stato espulso in Marocco venerdi scorso e da allora non si riesce a contattarlo, con ogni probabilità è in stato d'arresto in Marocco, a quanto si è appreso da un suo compagno di reclusione che ancora sta nel CIE di Torino

lo speakeraggio nel cortile del consolato è durato finchè i funzionari non hanno bloccato gli accessi, chiudendo dentro tra l'altro un centinaio di persone, poi insistendo un pò, tra noi e i magrebini presenti, siamo usciti e il volantinaggio è proseguito in via Belfiore con audio di varie testimonianze dai CIE in lingua araba, mentre sopraggiungeva la digos

un funzionario del consolato inviato a "parlamentare" diceva a mò di giustificazione che loro sono costretti a obbedire alla legge Bossi-Fini anche se non la condividono e che dopo avere fatto l'identificazione la responsabilità di tutto il resto è della questura italiana

di seguito un riassunto degli ultimi giorni, un testo simile è stato distribuito in italiano, francese e arabo

GLI AGUZZINI E I LORO COMPLICI

DOMENICA 25 APRILE. 10 immigrati hanno tentano la fuga dal CIE di corso Brunelleschi a Torino. Ripresi, per “punizione” sono pestati a sangue dalla polizia nonostante nessuno di loro avesse fatto resistenza, dopodichè vengono abbandonati tutta la notte e portati in ospedale solo il giorno dopo, dove in qualche caso vengono riscontrate anche fratture.

LUNEDI 26 APRILE. Tutti e 30 i prigionieri dell’area gialla del CIE iniziano uno sciopero della fame contro l’indifferenza e la violenza poliziesca, e oltre a ciò i feriti si attivano per sporgere denuncia nei confronti dei loro aguzzini.

MERCOLEDI 28 APRILE. Tutto ciò ha evidentemente messo in difficoltà i “tutori dell’ordine” e infatti di lì a poco ecco il tentativo di insabbiamento: mercoledi 28 aprile funzionari del consolato marocchino di Torino vanno al CIE cercando di identificare dei reclusi per avviare le procedure di espulsione. Tra questi anche Abdullah, l’unico dei 10 che domenica era riuscito a valicare il muro di cinta e che, ripreso, è stato riempito di botte e, poichè conosce bene la lingua italiana essendo da anni in Italia, ha aiutato i suoi compagni di reclusione a compilare le richieste di nomina degli avvocati, oltre che redigere la propria.

DOMENICA 2 MAGGIO. Un altro tentativo di fuga dal CIE: questa volta un gruppo di reclusi dell'area bianca tenta di scappare, ma sfortunatamente non vi riesce. Un recluso viene riempito di botte e portato subito all'ospedale. I reclusi dell'area gialla insultano e lanciano bottigliette all'indirizzo dei poliziotti in solidarietà con chi ha tentato la fuga.

MARTEDI 4 MAGGIO. Una ventina di antirazzisti manfesta davanti al Cosolato marocchino per denunciare le responsabilità del console e dei funzionari nella macchina delle espulsioni, e per esprimere solidarietà ai reclusi in corso Brunelleschi.

VENERDI 7 MAGGIO. Nel pomeriggio viene espulso senza preavviso Abdullah, uno dei protagonisti del tentativo di fuga del 25 aprile e uno dei testimoni che ha denunciato il pestaggio poliziesco. mentre Falloul si trova all'aeroporto di Caselle, un gruppo di antirazzisti manifesta nell'atrio, raccontando ai viaggiatori e ai lavoratori la storia di Abdullah.

SOLIDARIETA’ AI RECLUSI!

SMASCHERIAMO GLI AGUZZINI E I LORO COMPLICI!

BASTA ESPULSIONI!

FUOCO AI CIE!

Testimoni scomodi



Un personaggio ingombrante, del quale sbarazzarsi al più presto possibile. È questo quel che l’Ufficio immigrazione della Questura di Torino pensa di Falloul, il recluso marocchino che solo due settimane fa era riuscito a scavalcare le mura del Centro e ad allontanarsene - anche se per poche ore. Soprattutto perché Falloul è un testimone scomodo della vita in corso Brunelleschi, uno che ha voluto reagire ai pestaggi e alle angherie denunciandoli ad alta voce. E così questo pomeriggio Falloul è stato prelevato dall’area gialla del Centro - area che è stata compatta in sciopero della fame per più di una settimana dopo il tentativo di evasione di due settimane fa e il relativo pestaggio poliziesco - e portato all’areoporto di Caselle, dove lo aspettava un aereo per Roma e da lì un altro per il Marocco. Inutile ricordarvi le responsabilità del console del Marocco a Torino, sempre prono alle esigenze - di immagine e di sostanza - della Questura sabauda, e il complice e sorridente silenzio della Croce Rossa, vero e proprio lubrificante sugli ingranaggi della macchina delle espulsioni.

Adesso come adesso di Falloul sappiamo solo che era scortato da sei poliziotti e che una volta salito sul volo delle 19,00 dell’Alitalia per Roma ha dovuto spegnere il telefono. Però sappiamo pure che - mentre lui era prigioniero e inavvicinabile ai bordi della pista - un gruppo di solidali si è intrufolato nello scalo torinese per riempirlo di volantini, e ha sussurrato nelle orecchie di viaggiatori e dipendenti la storia di Falloul e dei tanti come lui che salgono le scalette degli aerei con le catene ai polsi. Anche i “compagni di viaggio” di Falloul sono stati avvertiti che qualche fila dietro la loro avrebbe volato, e molto di controvoglia, un testimone scomodo della vita in corso Brunelleschi.

Oramai agganciati e scortati dalla Polizia - e dopo un’oretta pure dalla Digos - i solidali sono riusciti a chiedere spiegazioni al caposcalo dell’Alitalia (che si è rifiutato di darle) ai funzionari dell’Enac (e pure loro se ne sono stati abbottonati) ed anche ad altri responsabili della compagnia di bandiera, che se ne stavano rintanati nell’alto dei loro uffici e che hanno fatto finta di cascare dal pero, scaricando tutta la responsabilità sulla Questura di Torino. Ad un certo punto è comparso addirittura il cotonatissimo Antonino Calvano - presidente del Comitato Provinciale della Croce Rossa già ai tempi della morte di Hassan -, accompagnato da una bionda sconosciuta e dall’immancabile crocerossina in giarrettiera: ne nasce una breve e movimentata discussione nel mezzo della hall dell’aeroporto, discussione troppo scortata per essere vera.

Ascolta questa diretta trasmessa durante la trasmissione “Silenzio assordante” di Radio Onda Rossa.


Download Volantini/flyer:
italiano english


giovedì 6 maggio 2010

Torino. Una papessa sotto la Mole

Piazza Anticlericale
Cronaca e foto della giornata anticlericale del 2 maggio Torino, piazza No Ratzinger



C’era anche la papessa. Pochi giornali hanno riportato la notizia scandalosa che il 2 maggio, oltre a Joseph Ratzinger, in arte Benedetto XVI, c’era anche lei: tacchi a spillo, rossetto blu cobalto, abito bianco e lungo, parrucca biondo platino. Aveva già fatto la sua comparsa il giorno precedente al corteo del Primo Maggio, assisa sul camion che apriva lo spezzone anticlericale, su una vagina gigante. La polizia che non gradiva ha provato inutilmente a fermarla: un vicequestore ci ha guadagnato una bandierata in testa e un anarchico tre giorni di carcere.
Il 2 maggio Torino si è svegliata con il fragore degli elicotteri che sorvolavano la città. Una città sotto assedio. Migliaia di poliziotti e carabinieri, decine di mezzi, cecchini armati nei punti strategici, strade bloccate per la performance del pastore tedesco, venuto in città a discutere con il sindaco il nome del prossimo cardinale subalpino. Una volta queste cose le facevano sotto banco: oggi ci sono le foto dei candidati sui maggiori quotidiani. Ma c’è un’altra Torino. Laica, anticlericale, senza religione. Sin dalle prime ore del pomeriggio piazza Madama Cristina è gremita al punto che si fa fatica ad attraversarla. La Rete No Sindone, che riunisce gruppi ed individui diversi, accomunati dalla volontà di dar voce alla Torino dei senza religione, aveva lanciato una sfida difficile ma affascinante: aprire uno spazio libero dai preti nel giorno della visita del papa. La grande partecipazione alla giornata No Ratzinger è il segno che, nonostante la propaganda martellante, univoca, soffocante fatta da tutti i media, sono tanti quelli della Torino che non si inginocchia, che vuole vivere la propria vita liberamente, decidendo chi amare, quando e se avere figli, quando, con serenità, concludere la propria vita. È stata una grande festa. Mentre i cattolici celebravano i loro lugubri riti, gli anticlericali hanno riempito per ore ed ore la piazza di musica, teatro, balli, allegria. In corteo per le strade della città. Intorno alle 16, sfidando la pioggia, dalla piazza è partito un corteo spontaneo aperto dalla Torino Samba Band, dalla papessa e dai suoi body guard, che ha attraversato le vie del quartiere S. Salvario. Il grido di guerra della Samba band si è moltiplicato per tutto il corteo, raccogliendo le simpatie di tanti. “Fuori i preti dalle mutande!”, “E il vaticano chi l’ha invitato!”. La polizia, presente in forze con qualche decina di camionette e uomini in assetto antisommossa, ha seguito gli anticlericali senza intervenire. Il sosia di Ratzinger ha raggiunto la papessa ed hanno improvvisato un walzer per la strada, tra gli applausi della gente che si affacciava. Il canzoniere anticlericale di Donato Landini è stato accolto con scroscianti applausi dal migliaio di persone che si erano a quel punto radunate in piazza, sotto la tettoia del mercato. Tutti gli spettacoli sono stati seguiti con entusiasmo. Salvatore Corvaio ha presentato un testo su Giovanna D’Arco oltre ad un’improvvisata performance satirica nei panni di un prete pedofilo. Il duo satirico “Senso doppio” ha riscosso ampio successo, così come i giochi di fuoco, nonché il DJ Nico, e le Elettrosciocchine scatenate sul palco. In un angolo della piazza era sempre affollato il gazebo dove erano proiettati i video satirici delle Badhole, e il videogioco a tema “operazione pretofilia”. Non sono mancati brevi interventi dal palco e la solidarietà a Saverio arrestato in piazza il giorno prima. In conclusione Maurizio, la Papessa e suor Germania, hanno presentato alla piazza le reliquie, alcune delle quali sono state messe all’asta come benefit per la Rete No Sindone. In un crescendo di allegria sono apparsi il prepuzio di Gesù, le spine della corona, il set di tasselli della croce, la madonna mestruata, il bestemmiatoio. In piazza sono passate le tante facce del movimento torinese ma non solo. C’era anche tanta gente comune, curiosa ed attenta, felice di una boccata di libertà. Una bella giornata.



























Video ed immagini sul sito della Rete No Sindone:
Blog
la galleria fotografica su “La Stampa”:
Il servizio della TV ticinese:
Servizio
Report a cura della Federazione Anarchica di Torino
Per contatti: Corso Palermo 46 – ogni giovedì dalle 21 fai_to@inrete.it 338 6594361

martedì 4 maggio 2010

ANARCHICI CONTRO LA POLIZIA



Prima il ferimento di un poliziotto durante il corteo del 1 Maggio, con l’arresto di un anarchico scarcerato ieri. Poi le scritte contro le forze dell’ordine comparse sul muro del deposito Gtt in via Ricasoli angolo lungo Dora Siena. Giuseppe Lonero, segretario regionale della Destra, condanna gli antagonisti che sono «contro tutto e tutti – dice – e si sentono in diritto di sbeffeggiare le istituzioni con metodi antidemocratici». Riguardo alle scritte contro la polizia, Lonero condanna il gesto vandalico ed esprime solidarietà alle forze dell’ordine. «Certe scritte – dice – sono inaccettabili, gravi quanto una violenza verbale».

Fonte

Aggiornamenti da "fino alla fine" - Marzo/Aprile -


SAVONA
"Sorpresa e preoccupazione per gli insulti comparsi sui muri della chiesa di san Bernardo in Valle contro la famiglia Pisacane che, in zona, gestisce un allevamento di visoni. Scritte che inneggiano anche alla tutela degli animali. Il gesto vandalico sul quale sono in corso accertamenti assume particolare rilievo perché è stato compiuto a pochi giorni dalla festa patronale del 18 marzo."

Informazioni tratte da radiosavonasound.next.sm:

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CASTEL DI SANGRO (AQ)
"Lunedì 22 marzo ci siamo introdotti nell'allevamento di visoni Valle Salice a Castel Di Sangro. Abbiamo liberato tutti gli animali aprendo le gabbie, lasciata una scritta esplicita: 'non è chiaro? chiudi.'
Per gli animali,
Commando All Out War, ALF"

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MANTOVA
"lasciata scritta 'assassini' su tutte le vetrine di Max Mara."

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RIVAROLO MANTOVANO(MN)

"8 marzo,Tagliate reti e aperti i capanni di migliaia di fagiani e quaglie nell'allevamento di Rivarolo Mantovano, tracciata scritta firmata ALF."

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CERMENATE(CO)
"Si avvicina la strage pasquale e noi la scorsa notte abbiamo voluto salvare 4 agnelli e 2 loro madri liberandoli da un allevamento di un macellaio noto come un vecchio torturatore assassino di animali, Scatolin di Cermenate (CO)."

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LIVORNO
"Qualche notte fà siamo penetrati in un allevamento nel livornese e abbiamo portato via dall'infame destino 15 galline, adesso avranno una vita.
Dedicato a Leo, Ale, Sergio, Adrian e tutt* i ribell*. Tutt* liber*. ALF"

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PUBBLICAZIONI:

Riportiamo un'estratto dall'introduzione dell'opuscolo:
"Se scriviamo queste righe è perché crediamo nell’azione diretta per la liberazione animale. Vogliamo parlare a coloro che sentono il dolore degli animali, che ne conoscono la vastità e che vogliono porvi un freno. Potremmo scrivere di molti altri argomenti, potremmo diffondere appelli per la diffusione del veganismo o volantini informativi, ma quello lo fanno già molte altre realtà e associazioni. Qui stiamo scrivendo un appello per la diffusione dell’azione diretta e l’immediata liberazione degli animali dai loro luoghi di reclusione...".

Placanica indagato per abusi sessuali Fu accusato dell'omicidio di Giuliani

La notizia è di qualche mese fa... Ma merita di essere citata, tanto per non dimenticare! Vediamo se questa volta "L'INgiustizia" che il solerte ex-carabiniere difende farà il suo corso...

L'incidente probatorio a Catanzaro. La vittima una bambina di 11 anni

Assassino!
Pezzo di merda!



ROMA. Prosciolto per la morte di Carlo Giuliani durante il G8 di Genova, l’ex carabiniere Mario Placanica è oggi nel mirino della procura di Catanzaro, che lo ha indagato per abusi sessuali ai danni di minore e maltrattamenti. Presunta vittima una ragazzina, undicenne all’epoca dei fatti e oggi adolescente. Ieri mattina alle 10 la giovane è stata ascoltata in sede di incidente probatorio in una struttura protetta dal gip Gabriella Reillo, che ha accolto la richiesta del pubblico ministero. Una audizione circondata dal massimo riserbo vista la delicatezza delle accuse mosse all’ex militare.


«È indispensabile - si legge nell’ordinanza ammissiva di incidente probatorio, depositata il 26 ottobre scorso nella cancelleria del tribunale di Catanzaro- che la testimonianza della minore venga acquisita al più presto per garantire il miglior ricordo dei fatti, verificatisi circa due anni fa, e verso i quali la stessa ha manifestato un atteggiamento di rifiuto e di tendenza alla rimozione, come desumibile dall’atteggiamento di non collaborazione rilevato da una psicologa». Insomma, scrive il magistrato, «la prova richiesta deve ritenersi rilevante e non rinviabile al dibattimento», anche per l’atteggiamento di «vergogna, con conseguente reticenza» della ragazza, ma soprattutto «per porre fine o comunque alleviare la situazione di stress». E dunque il giudice, assistito da una psicologa minorile, ha ascoltato in una stanza protetta e che la mettesse a suo agio, le parole della giovane, mentre una telecamera trasmetteva le immagini a un’altra stanza della struttura dove era prevista la presenza di «tutti gli altri soggetti legittimati».

L’ex carabiniere, a quanto si apprende, non ha partecipato alla deposizione: in sua vece l’avvocato Salvatore Sacco Saragò del foro di Catanzaro. Secondo indiscrezioni la ragazza, che in un primo momento, e non in sede di incidente probatorio, avrebbe ricordato un solo episodio, avrebbe invece, ieri davanti al gip, fatto cenno a più di un abuso. I presunti abusi, sempre a quanto si apprende, sarebbero durati un anno circa fino ad agosto 2007. La denuncia alla polizia, invece, sarebbe arrivata qualche mese dopo, a maggio del 2008. A presentarla la madre della ragazza. Giusto il tempo, per lei, di rompere il muro della paura, e quello del pudore da parte della giovane, aiutata nel difficile percorso da una psicologa. Davanti alla quale, faticosamente, avrebbe iniziato a raccontare quanto le sarebbe accaduto. A quanto pare, poi, la polizia di Catanzaro avrebbe ascoltato immediatamente dopo la denuncia altre quattro persone, le quali sarebbero state messe al corrente dei fatti da Placanica stesso. La ragazza invece sarebbe stata ascoltata la prima volta dagli inquirenti ad aprile 2009, con l’ausilio di uno psicologo. Ieri, infine, l’incidente probatorio.

Fonte: La Stampa

Ma che cos’è un volo delle deportazioni?

Un video ed un testo che stanno circolando in rete, e che ci possono aiutare a dare una risposta a questa domanda.



Le persone portate come cadaveri

Ho avuto lo choc della mia vita quando abbiamo cominciato il nostro viaggio [dal centro di detenzione] di Tinsley House all’aeroporto. Siamo restati nel bus dalle ore 11 alle 18 senza poter uscire. Nel bus non abbiamo potuto muoverci né uscire per 7 ore, poiché ogni detenuto era scortato da due agenti di sicurezza.
Gli agenti di sicurezza prendevano una pausa ogni 30 minuti ed erano rimpiazzati da altri agenti, mentre noi, restavamo seduti, stretti come sardine in scatola. Le mie gambe si sono gonfiate e sembravano pesanti come mai mi era successo.
Più le ore avanzavano, più ogni ora era per noi un’ora di lotta. Mi sentivo sempre più debole, come se il mio sangue avesse smesso di circolare. Non eravamo affatto preparati a ciò che stava per succedere su quel volo charter.
Ovunque posassi il mio sguardo, non c’era che punizione gratuita.
C’erano molte donne tristi e molti bambini nei loro passeggini. I bambini piangevano con veemenza vedendo come i loro genitori venivano trattati. Su questo volo c’erano molte donne con neonati e i minori separati dai loro genitori avevano la tristezza sul viso.
Siamo partiti da un altro aeroporto, Gatwick. Siamo atterrati a Dublino. Là, molti altri sono saliti sul volo charter. I detenuti di Dublino sono stati condotti all’aereoporto nei furgoni penitenziari e avevano le manette ai polsi. Molti erano stati percossi abbondantemente prima di essere imbarcati.
Già nella stessa Gran Bretagna, un minore era stato picchiato quando aveva cominciato a scrivere il suo messaggio «Ho lasciato la Nigeria quando avevo 3 anni, non ho più alcuna famiglia in Nigeria» L’agente di sicurezza al suo fianco gli diceva che non serviva a niente scrivere e che si doveva calmare. Tutt’a un tratto, dalla folla sono partite delle grida che dicevano che dovevano smettere di picchiarlo in quel modo. Hanno gridato così forte che i medici sono accorsi ad occuparsi del ragazzo.
Siamo partiti da Dublino per la Spagna, ed è là che è stato più orribile: uomini e donne ammanettati alle mani e ai piedi. I due agenti di sicurezza ai miei lati hanno realizzato che le mie gambe bruciavano. Quello alla mia sinistra mi ha chiesto se avevo problemi alle gambe e gli ho detto che avevo le vene collassate. Hanno chiamato immediatamente la squadra medica.
Questi hanno detto che non era previsto che fossi espulso su quel volo. L’agente di sicurezza ha di nuovo chiesto cosa si potesse fare nell’immediato. I medici hanno risposto che bisognava autorizzarmi a camminare o a trovare un posto dove mettere le gambe in alto. Riuscivo appena a muovere le gambe. E’ stata un’altra causa di sofferenza ed esasperazione.
Quando ripenso a come siamo stati trattati su questo charter, uno spettro arriva a svuotarmi il cuore. Non mi è mai stato dato un rapporto medico, benché l’avessi chiesto mille volte. Tutti gli ospedali che ho visitato mi domandavano questo rapporto che io non avevo.
Eravamo spaventati in questo aereo, ero spaventato dal gran numero di gente che non voleva tornare nel proprio paese.
La mia esperienza: attacchi di panico che mi assalivano quando vedevo come gli agenti picchiavano tutti quelli che cercavano di contrastare i loro piani.
Già all’aeroporto, tanta gente è stata maltrattata, in Spagna i detenuti sono stati insultati, la polizia li aggrediva verbalmente e li picchiava.
Quando sono rivenuto dai bagni, ho visto molti di quei detenuti che erano saliti in Spagna e avevano le manette.
Ho provato a domandare alla polizia perché stavano così, e allora i poliziotti hanno cominciato a picchiarmi fino a quando i poliziotti inglesi non li hanno fermati, a causa del mio stato di salute.
C’erano molti bambini che piangevano a causa di queste violenze e queste grida nell’aereo. L’insieme di questi atteggiamenti inattesi mi ha ricordato le mie esperienze di tortura.
Tra i passeggeri venuti dalla Gran Bretagna, molti gridavano per dire che dovevano prima passare davanti a un tribunale, altri per dire che avevano moglie e figli qui in Gran Bretagna. Molti si domandavano cosa sarebbe successo ai loro beni che avevano lasciato.
La mia grande sorpresa è stata di non atterrare in un aeroporto nigeriano normale, ma di atterrare su un terreno chiamato NACO AIRPORT (scalo merci) e che i nostri bagagli erano stati posati lì senza alcuna custodia e molti mancavano.


Chi vuole la morte di Joy?


Mesi e mesi di vita rubata tra Cie e carcere dopo anni di vita rubata dai suoi sfruttatori. Quello di Joy non è un tentato suicidio, ma un tentato omicidio, e sappiamo bene chi vuole la sua morte: chi sta facendo di tutto per non farla uscire dal Cie, chi da settimane cerca di piegarla e distruggerla psicologicamente, chi cerca di isolarla impedendo i colloqui con lei e negandole la linfa vitale delle relazioni. Tutti/e costoro – e i loro complici – sono responsabili del gesto disperato di Joy che oggi i suoi avvocati hanno voluto denunciare con un comunicato stampa mandato alle agenzie.



Chiediamo a chi intende riprendere il comunicato di omettere, come abbiamo fatto noi, il suo cognome.

Denunciò stupro al Cie: nigeriana tenta suicidio

Il 17 aprile Joy (***) ha ingerito sapone al Cie di Modena (da Apcom) Joy (***), la 28enne nigeriana che ha denunciato un tentativo di violenza sessuale da parte di un ispettore di polizia nel Cie di Milano l'estate scorsa, ha tentato il suicidio all'interno del Centro di identificazione ed espulsione di Modena dove è trattenuta da alcuni mesi. A quanto risulta ad Apcom, il 17 aprile scorso, la donna ha ingerito un intero flacone di sapone ed è stata ricoverata in ospedale dove le è stata praticata una lavanda gatrica. Sentito da Apcom, l'avvocato Eugenio Losco, che insieme con il collega Massimiliano D'Alessio difende la donna, conferma l'episodio: "Se l'è cavata, ma sono molto preoccupato perché, dopo questo tentativo, Joy continua a manifestare propositi suicidi e non vorrei contare il secondo morto nella vicenda seguita alle proteste nel Cie di Milano". L'avvocato si riferisce al suicidio, nel gennaio scorso, a San Vittore di Mohamed El Aboubj, in carcere dopo la condanna in primo grado nel processo con rito direttissimo per la "rivolta" in cui fu coinvolta anche Joy. "Joy è nei Cie da quasi un anno in attesa di espulsione ed è fisicamente e psicologicamente molto provata, sia per la detenzione che per il dilatarsi dei tempi di inoltro della denuncia che ha fatto contro i suoi sfruttatori e che le farebbe ottenere un permesso di soggiorno per protezione sociale" continua il legale, sottolineando che la situazione per Joy, in Italia dal 2002 per fare la parrucchiera e poi diventata prostituta, si è "ulteriormente aggravata dopo che il 12 aprile scorso, giorno in cui era prevista la sua liberazione, le è stato comunicato che sarebbe dovuta rimanere al Cie per altri due mesi". Per quanto riguarda la vicenda della presunta violenza sessuale (l'ispettore accusato ha sporto querela contro la donna), l'avvocato fa sapere che l'8 giugno prossimo il Gip Guido Salvini ha fissato l'incidente probatorio per l'audizione della donna nigeriana.

"Il maschio lo faccio a casa con mia moglie"



"Il maschio lo faccio a casa con mia moglie", così ha orgogliosamente tuonato un poliziotto mentre perquisiva la borsa di una compagna alla pretestuosa ricerca di esplosivo e trovandovi, invece, pericolosissimi appunti universitari.
Ma partiamo dall'inizio. Nei giorni scorsi era cominciato lo sciopero della fame nel Cie di Bologna; degli scioperanti ieri 15 sono stati trasferiti nel Cie milanese dove, per l'occasione, è stata "inaugurata" una nuova sezione. Questa mattina un gruppo di compagne/i si è ritrovato in via Barontini a Bologna, dove hanno sede gli uffici dei giudici di pace, per fare un'iniziativa informativa sul ruolo di questi giudici nel dispositivo detenzione-espulsione di donne e uomini migranti ed esprimere la propria solidarietà a chi, rinchiuso nei lager per migranti, sceglie di reagire. Armate/i di volantini, hanno gironzolato per i corridoi dello stabile, volantinando e spiegando alle persone presenti che il giudice di pace non è solo colui cui si ricorre contro le multe ma anche quello che dà le espulsioni, convalida la detenzione nei lager di Stato nel momento in cui vi viene rinchiuso/a chi non ha il permesso di soggiorno e prolunga, poi, fino a 180 giorni quella detenzione in base alle nuove norme del "pacchetto sicurezza".
L'edificio non era particolarmente affollato, per cui ad un certo punto le/i solidali, finito di volantinare, hanno deciso di andarsene, ma non avevano ancora fatto nemmeno 100 metri che, sul marciapiede, la Digos si è parata loro davanti chiedendo i documenti. Da quel momento e per ben quattro ore le/i solidali sono dovute/i rimanere sotto il sole mentre arrivavano macchine della polizia, altri Digos e perfino l'immancabile camionetta addobbata di agenti in tenuta antisommossa. Ad una compagna che stava telefonando è stato intimato di non farlo – per altro con scarsi risultati, dato che nell'arco di 10 minuti sono state fatte diverse dirette con le radio di movimento.
Intanto, non paghi di aver fermato e identificato il pericolosissimo gruppo di ben 15 compagne/i, i tutori dell'ordine hanno deciso di procedere alle perquisizioni di borse, zaini e giubbotti, "Per controllare se non avete esplosivi" (testuali parole!). Indossando degli eleganti guanti da ippica marca Decathlon - come hanno tenuto a specificare - hanno cominciato a frugare tra fazzolettini usati, agende, portafogli, pacchetti di sigarette, assorbenti, buste di tabacco e cianfrusaglie varie. Il bottino è stato magro: han trovato solo un paio di striscioni e un megafono (pure un po' scassato...), prontamente sequestrati! A quel punto era chiaro che quel plico di fogli nella borsa di una delle compagne non poteva che essere una risoluzione strategica per rivendicare chissà quale azione. Erano, invece, appunti universitari e fotocopie di un libro per un esame. Inutile starglielo a spiegare: hanno comunque voluto visionare pagina per pagina quei pericolosissimi appunti. Nel frattempo cominciavano ad arrivare i giornalisti, che venivano a loro volta identificati.
Insomma, facendola breve, il pericolosissimo gruppo è stato trattenuto per quattro ore, dalle 11 alle 15, generando un altrettanto pericoloso bivacco sul marciapiede mentre i tutori dell'ordine compilavano, ad una ad una, le notifiche per manifestazione non autorizzata in presenza dell'avvocato. E così un volantinaggio solidale con i dannati e le dannate della terra si trasforma immediatamente, nella mente dei questurini, in un ottimo pretesto per agire una "maschia" repressione.
La sintesi è presto fatta: per immigrati e immigrate c'è il Cie, per compagne e compagni solidali c'è il Cile...


Milano, arrestato un altro finanziere per gli abusi su prostitute immigrate


Un altro finanziere, fino a qualche tempo fa in servizio al gruppo Pronto impiego di Milano, è stato arrestato dai suoi colleghi, i militari del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, con l'accusa di aver abusato di prostitute durante i controlli di routine contro l'immigrazione clandestina.



Sono gli ulteriori sviluppi di un'inchiesta coordinata dai pm Cristina Roveda e Marco Ghezzi e che ha portato già all'arresto di due militari nel mese di giugno 2009 e di altri tre lo scorso marzo per ulteriori episodi di abusi sessuali nei confronti di altre prostitute. I reati contestati nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Chiara Valori sono violenza sessuale di gruppo, concussione e peculato

Blitz anti-Cie in duomo Modena

02 maggio
Giovani con megafono e volantini interrompono messe delle 11




(ANSA) - MODENA, 2 MAG - Un gruppo di giovani con megafoni e volantini ha interrotto la messa delle 11 nel Duomo di Modena, protestando contro i Cie. Di fronte ai fedeli attoniti, i manifestanti hanno gridato frasi contro l'associazione La Misericordia (e il suo presidente, il medico Daniele Giovanardi, fratello del sottosegretario alla presidenza del consiglio Carlo) che gestisce i Cie di Modena e Bologna. Sono anche stati lanciati volantini, non firmati, che definiscono i centri dei lager.

domenica 2 maggio 2010

Sacra processione al corteo dei lavoratori - cronaca e foto




Un successo senza precedenti, decine e decine di migliaia di persone hanno applaudito lo sgangheratissimo spezzone anti-clericale
In coda alle varie istituzioni, partitini ed aspiranti tali, l'unico spezzone che ricordasse il fattaccio del giorno seguente (discesa del papa in città) è stato acclamato con un'enfasi incredibile, anziani, signore, famiglie, tutt* plaudenti e divertit*, tra una risata e l'altra anche tanta comunicazione anticlericale, efficacissimi slogan, fragorosi applausi.

Finchè giunti in piazza castello LA QUESTURA E LE FORZE DELL'ORDINE, probabilmente infastiditi da cotanto apprezzamento per la parata anti-ecclesiastica, ed ancora freschi dello smacco ricevuto il giorno prima (riconoscimento fallito da parte dei due tirapiedi leghisti), hanno palesemente provocato le/i partecipanti frapponendo un cordone ridicolo (15 unità) e bloccando il passaggio. Precisiamo (com'è evidente dalle foto) che una folla di migliaia di persone ha potuto osservare l'ennesimo intervento militare, assolutamente ingiustificato, consci della totale immunità conseguente dall'indossare una divisa. Pochi minuti di battibecco, un piccolo tafferuglio, il vicequestore ferito e scatta l'arresto.

Lo spezzone anticlericale decide di continuare comunque il corteo, come prestabilito, torna su via po, via rossini, sfila accanto al fenix blindatissimo, la polizia continua a provocare non permettendo il passaggio in corso san maurizio nè in corso regina, costringendo il gruppo a proseguire su lungo dora, cercando addirittura la rissa (uno sbirro è stato trattenuto a forza dai suoi colleghi: bardato come un gladiatore, ottenebrato dalla cocaina, voleva infierire su un ragazzo inerme pur di non essere preso in giro). Si giunge infine alla sede di radio BlackOut, tempo ancora per una disgustosa infamata da parte della digos, e la festa continua fino a notte fonda.

Il miracolo si è compiuto, dio era tra noi e la papessa ci ha omaggiato della sua visita il giorno prima del fratello joseph, certamente più acclamata e benvoluta.

Una quindicina di carabinieri, malgestiti da dozzine di borghesi e digos (è stato più volte diffuso l'annuncio dello smarrimento del bimbo samuel..), hanno cercato ed ottenuto lo scontro ed arrestato un ragazzo. Spiccava il volto truce e mussoliniano di Spartaco Mortola, macellaio di Genova 2001 ed oggi vicequestore di torino!

Infine l'annunciata pioggia che ha impedito il consueto svolgimento ai giardini irreali.







fonte

[TO] Processo per direttissima al compagno arrestato durante il corteo del primo maggio!!!

domattina andiamo al processo per direttissima di Save
domani lunedi 3 maggio tribunale di torino aula 59 ore 9 è stato convocato il processo per direttissima a Saverio, compagno arrestato al Primo Maggio per una bandierata al vicequestore Sertorio non è detto che la cosa inizi subito alle 9 comunque sarà a porte aperte

l'invito è a venire dentro e fuori l'aula a portare solidarietà


a causa di questo appuntamento il previsto presidio contro le espulsioni in programma al consolato marocchino di via Belfiore 27 è spostato all'indomani martedi 4 maggio, con inizio alle 10,30



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Torino 1 Maggio 2010

Stampa e Repubblica on line parlano di scontri al corteo. Giustificano l'arresto di un compagno perchè un agente di polizia sarebbe stato "ferito in maniera abbastanza seria alla testa". Le immagini del video evidenziano invece carabinieri che impugnano manganelli al contrario cercando di impedire l'entrata nella piazza dello spezzone anticlericale.

Inoltre al minuto 1 e 05 secondi si vede lo sbirro Gian Maria Sertorio "ferito seriamente alla testa" dopo gli "scontri" risistemarsi il cappello, subito di nuovo operativo in prima fila a fianco ai colleghi.

Cosa giustifica quindi l'arresto del compagno Saverio?

Questa mattina a Torino in Piazza Castello le forze dell'ordine hanno cercato di impedire la libertà di espressione.

Libertà di dissenso. Libertà per Saverio.

Video

Torino, blitz alla Lega del 29.5.09: assolti i 4 antirazzisti


Al Tribunale di Torino i 4 antirazzisti accusati di violenza privata (!) per un sacrosanto lancio di volantini e di una microspia dentro la sede della Lega nord di largo Saluzzo sono stati assolti per non aver commesso il fatto!

il 29 maggio 2009 i 4 erano stati fermati davanti a un bar a 300 metri da largo Saluzzo, per questo si sono fatti due notti in carcere e mesi di firma

stamattina in tribunale era in programma un riconoscimento all'americana da parte dei due tirapiedi leghisti vittime del blitz, i quali però non hanno riconosciuto nessuno dei 4 come partcipanti all'azione

l'annunciata presenza dei compagni in aula è stata significativa, circa 25 persone, e ha dissuaso evidentemente i leghisti dal presenziare a loro volta, visto che a parte i due testimoni non ce n'era uno neanche a cercarlo col binocolo

improponibile il legale di parte civile della Lega, sarà stato a scuola col figlio di Bossi?

ora che i compagni verranno anche risarciti economicamente, magari gli stronzi che hanno montato su questo processo sul nulla la prossima volta ci penseranno due volte

e a chi crede nella giustizia dei tribunali si potrebbe chiedere: non sarebbe ora di processare i leghisti per gli immigrati annegati in mare e tutte le altre nefandezze della loro politica?

CHIUDIAMO LE SEDI FASCISTE!

FUORI I RAZZISTI DALLA CITTA'!